“In a Nutshell Out”

ovvero quello che inaspettatamente travalica l'orizzonte

I could be bounded IN A NUTSHELL, and count myself a king of infinite space” (Potrei essere confinato IN UN GUSCIO DI NOCE e considerarmi il re di uno spazio infinito) W. Shakespeare, “Amleto”

Atto II Scena II

In origine fu un'idea, una parola, una semplice proposta balzata alla mente una notte d'inizio inverno, dopo aver chiacchierato a lungo con un allievo teatrante ed aver colto il forte desiderio di trovare l'occasione di esprimersi sul palcoscenico, al di là dei ritrovi consueti della nostra associazione.

Rompere il guscio, quel guscio rassicurante di cui parla Billy Shakespeare e far uscire tutta la propria espressività, confrontandosi così con altri universi, non è cosa facile né semplice oltre a richiedere una certa dose di coraggio, di impegno e (ultima e ma non ultima) di umiltà. Per questo non potevo sapere quanta risposta da parte degli associati ci si sarebbe potuti aspettare, anche se avevo la consapevolezza che tanti avevano in serbo progetti sopiti, nascosti ed inespressi per le ragioni più disparate.

Qualcuno osservò che a frenare la partecipazione poteva essere la decisione di aprire al pubblico esterno l'evento. Tuttavia un teatro senza pubblico non è più teatro, perché manca di quell'elemento essenziale della comunicazione emotiva che rende unico il momento espressivo: lo spettatore, che non è presente per darmi consenso e dirmi quanto sono bravo, ma per consentire di far nascere assieme a me la magia della interpretazione.

Così, con dubbi e certezze, si mise all'opera la prima “In a Nutshell out”, nella speranza segreta che fosse veramente la prima di tante altre o meglio un appuntamento annuale fisso per Schio Teatro Ottanta.

Il risultato è oramai noto a tutti: entusiasmo, massiccia adesione, tre ore di spettacolo, accurata preparazione, idee nuove e tanta tanta emozione per i 35 attori ed i 50 spettatori che hanno affollato il Piccolo Velario. Forse è stata semplicemente l'apertura di una breccia di un fiume in piena che non aspettava altro che il pretesto di straripare; forse è stata la curiosità di provare nuove esperienze; o forse semplicemente una voglia di “essere partecipe” di una associazione che per le sue dimensioni e i suoi impegni non riesce sempre a coinvolgere tutti. In ogni caso, la conclusione non può che dirsi positiva e certo ben al di là di ogni aspettativa, soprattutto nella messa in scena rigorosa e professionale, senza lasciarsi andare ad atteggiamenti facili e superficiali. Un elemento questo ancor più ragguardevole, se si pensa che la realizzazione è avvenuta in modo autonomo e senza “ausili” esterni.

Da tutto questo non può che nascere qualcos'altro:

  • una futura edizione, magari articolata in più giorni per esigenze di tempo;
  • un canale aperto per sperimentare cose diverse e nuove espressività;
  • un maggiore coinvolgimento “personale” dell'attore nella messa in scena;
  • una base per progetti futuri di nuovi spettacoli. Quanto sopra descritto è già storia; è già fondamento del nostro futuro. Arrivederci alla seconda edizione!

Il Maestro

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