La saggia follia dei sognatori

L’Associazione artistica SCHIO TEATRO 80, nell’ambito del progetto Schio cultura 2020, presenta un programma di eventi articolato che racconta i tratti più caratteristici del proprio lavoro artistico dal titolo:

LA SAGGIA FOLLIA DEI SOGNATORI:
40 anni d’amore per il teatro.
Schio Teatro Ottanta 1980-2020

Ho perso la passione,
finalmente.
Non so quando
ma è accaduto.
Anno dopo anno.
Recitando.
Ho perso la passione.
Ma ora so perché
non mi lascerà più
il respiro
del palcoscenico:
ho perso la passione
e mi è rimasto solo
l’amore,
l’amore per il teatro.

Il 23 settembre 2020 l’Associazione artistica Schio Teatro 80 ha festeggiato i primi 40 anni ininterrotti di teatro!
Avrebbe dovuto essere un anno memorabile, e per certi versi lo è stato, anche se non per i motivi immaginati. Schio Teatro 80 comunque c’è, a programmare la partenza delle botteghe annuali di teatro, ad organizzare spettacoli, con tutte le difficoltà delle necessarie precauzioni, contingentando e riducendo il numero degli spettatori, adoperandosi per tenere vivo il legame con lo spettacolo dal vivo. Tenacemente attaccati ai nostri sogni.

Quando si dice buon compleanno, si rimanda ad un vissuto, ad un tempo compiuto, ad esperienze che costruiscono l'anima e determinano l'aspetto esteriore di una lunga attività.
Ma che cosa fa un attore che vuole festeggiare? Fa teatro. Non alcuni attori, ma moltissimi degli attori che nel corso di 4 decenni hanno calcato il palcoscenico con Schio Teatro 80.

Insieme, in uno zibaldone di estratti e corti teatrali per ripercorrere la nostra storia d’amore folle per il teatro e in una mostra che raccoglie materiale fotografico, documenti della storia culturale dell’associazione e quindi della città di Schio, manifesti, costumi.

Nel corso degli anni il materiale raccolto è vastissimo: biblioteca teatrale, copioni, fotografie, premi, locandine: i primi “reperti” risalgono agli anni del dopolavoro Lanerossi. Una raccolta che, insieme all’esposizione di costumi teatrali, racconta un mondo interiore lungo 40 anni di dedizione, di fatica, di amore per la città di Schio da cui tutto ha avuto origine.

Il progetto teatrale dei 40 anni di ST80 racconta di un modo di fare teatro. Nasce e cresce dal sogno dei fondatori, Antonio Balzani e Pietro Bertoncini. Attinge e affonda nella ricchissima tradizione teatrale scledense e parla di un proprio stile nel privilegiare la creatività e il gusto della ricerca della qualità. Racconta del teatro come palcoscenico interiore, luogo mentale di integrazione culturale, strumento per intervenire, provocare
cambiamenti e trasformazioni in una situazione, in una persona, in un gruppo.
Affinché facendo Teatro, e facendolo bene, con studio, dedizione e impegno, si impari a NON recitare.

Nell’analizzare il pensiero che orienta una Compagnia teatrale così longeva come Schio Teatro Ottanta, che evidentemente sa trasformarsi ogni volta in qualcosa di tenacemente nuovo ed affascinante, ci aiuta articolare una riflessione su alcuni elementi creativi che ne descrivono parte del carattere: il sogno, la follia, la verità.

Il privilegio di cui sentiamo di godere è quello di vivere un sogno: perché questo è recitare. Smettere di inseguire i sogni, ma esserci nel sogno, viverlo, obbedire alle sue regole ruvide e incomprensibili, reagire ai suoi stimoli, mettersi in viaggio alla scoperta di nuovi personaggi interiori.

Fare teatro è una prova di vita che ti viene offerta quando meno te l’aspetti. Tra gli associati di Schio Teatro Ottanta ci sono bambini, ragazzi e ragazze molto giovani o persone mature, affermati professionisti e studenti, insegnanti, avvocati, commercianti, molti ingegneri. Quel che conta è ciascuno di noi, la nostra unicità e autenticità. Probabilmente abbiamo deciso di metterci in gioco spinti da motivi che vanno oltre la semplice curiosità di fare una nuova esperienza. Forse perché salire sul palcoscenico è il sogno di una vita o la più grande paura... perché si vogliono conoscere nuove persone o ancora perché si ha voglia di emozionarsi, di giocare...
Si, giocare! Perché il teatro è un gioco. Uno dei giochi più seri, che richiede impegno, soprattutto con te stesso. Devi permetterti di esplorarti, di ascoltarti. Devi scoprire quello che sei in grado di trasmettere con i tuoi movimenti, con il tono della tua voce, con la tua energia emotiva, con il tuo sguardo.

Il teatro ti scuote dalla routine, dalle tue sicurezze. E sempre di più è proprio di questo che abbiamo bisogno: di scuotere il nostro assetto e testare gli apparati di sicurezza. Per valutare il pericolo, anche se in un contesto sicuro.

E il pubblico?
Il teatro lascia lo spettatore con una sensazione di serenità quasi irreale, e per una buona mezz’ora dopo lo spettacolo ci si sente come se stessimo volando, ancora con il cuore dentro la storia che ci ha incantato. Come in sogno, ci siamo fatti sorprendere, e ora siamo diversi da come siamo entrati solo un’ora prima. Ma poi ci rassettiamo: torniamo alla nostra “zona di comfort” accusandoci di essere stati dei folli.
Ed è proprio su questa sensazione di sentirsi folli, che i grandi drammaturghi hanno basato buona parte della loro poetica. Nello spettacolo teatrale ci si immerge nella follia, compiendo un viaggio divertente e inaspettato in cui, in un gioco di salti illogici, si materializzano sulla scena i più famosi personaggi, tanti “buffoni” che si spogliano per
dirci finalmente il vero e ci raccontano follie d’amore, follie nate dall’odio e da sete di potere. E tu, caro pubblico, devi farti attraversare dalla follia, metafora dell’indecifrabile, dell’indicibile, dell’ambiguità della vita, dei sentimenti, delle passioni; quasi che solo le parole del folle possano dire ogni cosa.

Amleto si finge pazzo per scoprire la realtà sull'assassinio del padre, follia simulata per poter aspettare il momento giusto e colpire l’avversario; ma c'è chi, come Ofelia, non è più in grado di uscirne e soccombe, sotto il duplice choc del rifiuto di Amleto e dell’uccisione del padre da parte dell'uomo amato; così l'accecamento permette a Tiresia di vedere ciò che ai suoi occhi razionali era nascosto, così la pazzia permette di riconoscere la fedeltà o l'ipocrisia.

“Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici.
Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici, per sospendere, per un eterno istante, il senso del limite.

È un po’ l’effetto della risata sul pubblico a teatro: quella possibilità di lasciarsi andare che unisce le disparità. Il miracolo della risata che placa ansie e rancori. Il furore della risata che smaschera i nostri tabù e il timore del giudizio.
Quel riso autentico e vero, Schio Teatro Ottanta non vuole perderlo. Ci porta gioia. Penetra nei cuori, abbatte le barriere restituendo al teatro la sua vocazione popolare. Quel teatro, Schio Teatro Ottanta non vuole abbandonarlo.

Ecco perché ci piace perseguire con forza il senso di un Teatro che sia sogno e che sia folle, un’agorà civile e culturale, un Teatro aperto a tutti, che sia spazio delle Arti, e attraverso di esse diventare partecipazione, di pensieri, sentimenti, utopie, sogni.

 

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